mercoledì 5 giugno 2013

Fulvia Sesani

Un ricordo per una brava maestra con grande “sense of humor

Aveva il gusto del sorprendere. Una pasta asciutta, un’insalata di pesce, un’anguria, Fulvia riusciva sempre a trasformarli in qualcosa di fantastico. La pasta confezionata a cupola finiva per somigliare a una specie di galassia siderale; gli scampi e i calamari erano le “stelle marine” di un cespuglio d’insalata fitta e riccia, l’anguria già sotto gli occhi dei commensali fin dall’inizio del pranzo, manteneva l’incognito camuffata da centro tavola fiorito poi, al momento opportuno, via il cerchio di fiori per lasciare scoperto il rosso anello succoso tagliato a fette, la frutta era servita.

Non era nata col bernoccolo della cucina, è stato un caso a indirizzare lei che si era laureata in farmacia: “sfogliavo un libro di ricette e pensai che sarebbe stato bello saper fare le stesse cose”.

Ne parlò al marito e cominciò. Sottopose a lui e alle amiche più fidate i suoi primi esperimenti e a un certo punto si ritrovò con un bagaglio di esperienze a disposizione e organizzò le sue prime lezioni. Nella sua bella casa veneziana, italiani e stranieri impararono anche il segreto per “consumare” a tavola un tempo diverso.

La sua cucina era un’officina dove si dilettava ad architettare nuovi piatti pensando al design. Cucinare con fantasia era diventato il suo motto e nel carnet aveva un lungo elenco di pranzi “a soggetto” fatti apposta per far spalancare gli occhi ai commensali. Dalla meraviglia.

                                                                                                                       Romana e Ada
 

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