mercoledì 30 aprile 2014

Cigliege, zenzero e mele verdi




Ingredienti
500 gr. di ciliege
2 mele Grenny Smith
zucchero
1 pezzetto di zenzero circa 5 cm.
1 limone non trattato.


Al lavoro
Lavate accuratamente il limone, asciugatelo, grattugiate la scorzetta rimescolandola con 50 gr. di zucchero e spremetelo.

Sbucciate le mele, dividetele a quarti, eliminate i torsoli che raccoglierete in una garzina, ponete le mele in una casseruola con il sacchettino dei semi, bagnatele con il succo del limone, mezzo bicchiere di acqua e, a fiamma dolce, portate a ebollizione.

Nel frattempo lavate le ciliege con il picciolo, asciugatele e snocciolatele.

Quando le mele risultano morbide unite le ciliege e, sempre a fiamma dolce e rimescolando sovente, fatele cuocere.

Quando il succo che hanno emesso in cottura sarà quasi riassorbito togliete la casseruola dalla fiamma, passate la frutta cotta al passaverdura e lasciatela raffreddare.

Lucia D.

Confettura di fragole e mirtilli all'aceto balsamico




 Ingredienti
500 g di fragole
200 g di mirtilli
350 g di zucchero semolato
2 cucchiai di miele
½ bustina di pectina
1 baccello di vaniglia
1 cucchiaio di bacche rosa
3 cucchiai di aceto balsamico


Al lavoro
Lavate le fragole con il picciolo, asciugatele, mondatele e tagliatele a pezzi in una terrina.

Lavate e asciugate i mirtilli ed uniteli alle fragole. Aggiungete lo zucchero, il miele, la pectina, il baccello di vaniglia e rimescolate con un cucchiaio di legno. Coprite e lasciate riposare per 3 ore circa.

Trasferite il contenuto della terrina in una casseruola di acciaio e cuocete a fiamma vivace fino a che il composto prende il bollore. Abbassate la fiamma e cuocete per 6/8 minuti circa.

Levate la casseruola dal fuoco, unite l’aceto balsamico e le bacche rosa e invasate la confettura bollente.

Cocca


martedì 29 aprile 2014

Un ospite d'eccezione...


Il 15 e 16 Marzo scorso Don Pedro di Borbone duca di Noto, alto membro dell’ordine Costantiniano di San Giorgio nonché Principe delle due Sicilie, è tornato a Noto ricevendone la cittadinanza onoraria.
Ad accompagnarlo c’erano la madre, Principessa Anna D’Orleans, la moglie, Principessa Sofia di Borbone ed il figlio Don Jaime di Borbone Due Sicilie.
In loro onore sabato 15 la Baronessa Agata Trigona Canicarao, anch’essa Cavaliere dello stesso Ordine, ha offerto una colazione nel suo palazzo settecentesco chiedendomi di aiutarla.

lunedì 28 aprile 2014

Torta morbida di fragole


Una torta golosa ripiena di fragole profumate.

Ingredienti per 8 persone:
per crema pasticcera alle fragole
150 g di polpa di fragole
75 g di latte
35 g di zucchero
25 g di maizena
25 g di burro morbido

per la pasta:
260 g di burro morbido
185 g di zucchero
buccia di 1 limone grattugiata
325 g di farina
125 g di mandorle in polvere
1 cucchiaino di lievito
1 uovo + 1 tuorlo
2 pizzichi di sale fine

per la composta di fragole:
150 g di fragole
40 g di zucchero

Al lavoro:

Mescolate in una bacinella lo zucchero e il burro, aggiungete il limone grattugiato, le mandorle, le uova e mescolate bene fino ad ottenere un composto omogeneo. Unite la farina setacciata con il lievito e il sale, mescolate di nuovo energicamente, fate una palla con il composto ottenuto, avvolgetelo nella pellicola e mettetelo in frigorifero per almeno un’ora.

Preparate la crema. Mettete la polpa delle fragole in una casseruola e fatela scaldare a fuoco medio mescolando.
Amalgamate in una ciotola il latte, lo zucchero e la maizena e versate il composto ottenuto nella polpa di fragole, abbassate la fiamma e fate inspessire la crema mescolando con una frusta. Quando sarà pronta aggiungete il burro morbido in un colpo solo e mescolate ancora fuori dal fuoco. Versate la crema in una terrina, copritela con pellicola e fatela raffreddare.

Preparate la composta di fragole facendo riscaldare in un pentolino le fragole a pezzi con lo zucchero per circa 2’. Trasferite le fragole in un colino, recuperate il succo ottenuto e tenete da parte la polpa. Rimettete il succo sul fuoco e fatelo ridurre della metà su fuoco vivo, aggiungete le fragole e fate rassodare a fuoco basso per circa 20’, mescolando di tanto in tanto. Fate raffreddare la composta ottenuta.

Riscaldate il forno a 170° e foderate uno stampo quadrato di 18 cm di lato con carta da forno.

Pesate circa 180 di pasta, mettetela in una sac à poche con bocchetta liscia e foderate il fondo dello stampo. Fate un bordo lungo le pareti sui quattro lati. Versate all’interno la crema e nel centro la composta di fragole. Ricoprite la crema con la rimanente pasta sigillando bene su tutti i lati. Spennellate con un uovo sbattuto e cuocete in forno per circa 45’ finchè il dolce è ben dorato. 

Cristina



domenica 27 aprile 2014

Gnocco fritto

Lo gnocco fritto é tipico della zona di Modena, ma ormai é diffuso in quasi tutta l'Emilia; é piuttosto grande e rimane molto morbido.
Noterete che nell'impasto c'è la presenza dell'uovo, abbastanza insolita in tali preparazioni, ma in questo caso è utile perché quando la pasta sente il calore dell'olio l'uovo si rassoda rendendola parzialmente impermeabile ed evitando così che lo gnocco assorba troppo olio durante la cottura.

Ingredenti

500 g di farina 0
15 g di strutto
5 g di lievito di birra
230 g circa di latte
1 uovo
10 g di sale

Al lavoro:

Fate la fontana, mettete al centro il lievito e fatelo sciogliere con il latte; unite un pò di farina, poi l'uovo, il sale e lo strutto e formate una crema morbida; aggiungete il resto della farina e impastate fino ad avere un composto omogeneo e morbido.
Lasciate riposare 30', poi dividete l'impasto in 8 parti; formate delle palline e tiratele non troppo sottili. Fate un buco al centro, infarinatele e impilatele su di un piatto. Tenetele in frigorifero fino al momento di friggerle, anche per qualche ora.
Friggete in olio profondo non eccessivamente caldo e friggete anche i dischetti di pasta che vi rimangono dopo aver fatto i buchi. Saranno molto carini. Non fate asciugare gli gnocchi sulla carta, perché sono troppo grandi e data l'umidità che si forma possono diventare gommosi, infilateli invece nel lungo manico di un cucchiaio di legno o in un bastone e portateli così trionfalmente in tavola.
Note. Il buco centrale fatelo con uno stampino. Il buco centrale facilita la cottura, perché l'olio penetra al centro rendendo la pallina più omogenea.

Margherita e Valeria Simili (da "La buona cucina di casa" - Ed. Vallardi)


sabato 26 aprile 2014

Vino alla ciliegia


fiore di ciliegio 


Nel mio prato davanti casa cresce un vecchio ciliegio selvatico, in questi giorni è in piena fioritura, e fra una settimana inizierà a mettere le foglie; quello sarà il momento giusto per raccoglierle e fare un gradevolissimo vino dall’intenso aroma e sapore di ciliegia.

Con le foglie ? SI, avete letto bene, con le foglie !

L’aromatizzazione di cibi e bevande è un’arte antica, piena di magia e di segreti. Oggi è la chimica purtroppo a prevalere su tutto con le sue molecole odorose artificiali, ma non è certo il nostro caso.
Con un pizzico di buona volontà e un minimo di conoscenze botaniche, la prima cosa quindi che dovrete fare sarà individuare il “vostro” ciliegio selvatico; scegliete 150 foglie tra le più belle, scartate quelle mangiate o già bucherellate dagli insetti.

Per le dosi che vi darò, l’ideale sarebbe utilizzare una damigianetta in vetro da 5 lt a bocca larga, ma anche un grande vaso col tappo può andare bene.

Sciogliete sul fuoco 300 gr di zucchero di canna con un bicchiere di vino rosso, mescolate in continuazione, senza farlo bollire.

Iniziate col mettere nella damigianetta le foglie, versate 1 litro e ½ di vino rosso, che dovrà essere di ottima qualità, benissimo un merlot o un cabernet; quindi aggiungete ½ litro di buona grappa, lo sciroppo di zucchero fatto raffreddare, la scorza intera di un limone non trattato, 4 chiodi di garofano e 1 pezzetto di cannella, tappate.

Fate macerare per una ventina di giorni. Tenete pure il contenitore in cucina così vi ricorderete di mescolare ogni tanto. Scaduto il tempo filtrate e imbottigliate.

Il vostro vino sarà pronto da bere per S. Giovanni.

Lucia

venerdì 25 aprile 2014

Riso e bisi

È una ricetta tradizionale veneziana per il 25 aprile, festa di S. Marco.


Ingredienti x 6
Kg 1,200 di piselli teneri
450g di riso carnaroli
70g di prosciutto crudo
60g di parmigiano grattugiato
1 cipolla piccola
Prezzemolo
Olio extravergine d’oliva
Sale e pepe


Al lavoro
Sgusciare i piselli e tenerli da parte.

Lavare i baccelli e cuocerli in acqua salata, scolarli, frullarli e passarli dopo al setaccio.

Tritare insieme cipolla e prosciutto, fare dorare in una casseruola con poco olio, aggiungere il riso, mescolarlo con il brodo dei baccelli, dopo alcuni minuti mettere i piselli e continuare a mescolarlo aggiungendo il liquido necessario.

Il risotto deve risultare all’onda.

Regolare di sale e pepe, versare nella risottiera e servire ben caldo.

Ricetta di Fulvia

giovedì 24 aprile 2014

Entree della regina Elisabetta

Tempo fa ero in Inghilterra per approfondire il mio inglese. Mi ospitava una giovane signora molto interessata al mio lavoro di insegnante di cucina.

Ha voluto condividere con me una ricetta del padre, cuoco a Buckingham palace..


Ingredienti
½ kg di code di gamberetti
Maionese preparata con 2 tuorli
2 gambi di sedano
3 o 4 peperoni verdi
1 cucchiaio di scalogno tritato
Patatine chips
Salsa worchester
Sale

Per la cottura dei gamberetti
1 bicchiere di vino bianco secco
2 cucchiai di olio extravergine d’oliva
1 spicchio d’aglio
Peperoncino sale


Al lavoro
Sgusciare i gamberetti.

In una padella riscaldare il vino con l’olio, salarlo, insaporirlo con il peperoncino, lo spicchio d’aglio e stufare molto rapidamente i gamberetti.

Scolarli, lasciarli raffreddare e mescolarli alla maionese unitamente allo scalogno, al sedano ed ai peperoni. Tutto affettato sottilmente.

Insaporire con una spruzzata di salsa worcester e controllare la salatura.

Versare il composto in una pirofila rettangolare e ricoprire la superficie con patatine chips sbriciolate.

Porre in forno per circa 20 minuti. Servire subito.

Romana

mercoledì 23 aprile 2014

Risotto agli asparagi



Ingrediente
400g di riso fino
Asparagi necessari (all’incirca una quarantina)
100g di burro
1 cipolla piccola
1 litro di brodo
100g di parmigiano grattugiato
1/2 bicchiere di vino bianco
3 cucchiai di olio extravergine d'oliva
sale


Al lavoro
Preparare il brodo con un litro d’acqua, carote, sedano, cipolle e due cucchiaini di sale. Far bollire per 20 minuti.
Lavare gli asparagi, legarli insieme, metterli in piedi dentro una casseruola dai bordi alti e cuocerli in acqua bollente con mezzo cucchiaio di sale, fino a quando saranno al dente.

Prendere le punte di 15 asparagi e rosolare in un pentolino con burro. A fuoco spento aggiungere due cucchiai di parmigiano.
Con il resto degli asparagi foderare uno stampo ben imburrato.

Tagliare la cipolla finemente.

In una casseruola con 50g di burro e tre cucchiai d’olio, lasciare imbiondire la cipolla. Aggiungere il riso tostandolo per un minuto. Versare il vino e lasciarlo evaporare.

Coprire completamente il riso col brodo e aggiungerlo man mano che evapora. Mescolare sempre.

Quando il riso è pronto togliere dal fuoco, aggiungere le punte degli asparagi e mantecare con il burro rimasto e il parmigiano.

Versare sullo stampo foderato da asparagi.
 
Capovolgere su un piatto da portata e decorare con un filo di passata di pomodoro.

M. Elena e Gianluca




lunedì 21 aprile 2014

A colazione tra letteratura e musica

Quanti modi di condire la pasta ci sono? Infiniti. Mi piace quello semplice ma intenso di sapore che Caterina Consolo mi ha raccontato, in una conversazione di affettuosa memoria familiare sulle inclinazioni di gusto a tavola di suo marito Vincenzo, essergli il preferito. Scrittore di colta, elaborata lingua evocativa di profondità millenarie e meraviglia della nostra cultura mediterranea. La potente e raffinata immaginazione di Consolo che chi è a Milano il 22 di Aprile prossimo al Teatro Parenti potrà cogliere, come fiore postumo ispirato alla sua omonima favola teatrale, nello spettacolo “Lunaria-nella gioia luminosa dell’inganno” di Etta Scollo ensamble con letture di Roberto Herlitzka, voglio celebrarla per voi qui con un insolito insieme di ricette d’autore, che si prestano bene per una veloce ma energetica colazione.

Dunque un primo, nel gusto amato dallo scrittore. Poi per inclinazione di preferenze di Etta , che suggerisce un rinfrescante intervallo di insalata di finocchi sottilmente affettati e arance pelate al vivo a fettine, conditi solo con olio evo sale e pepe nero, potremmo coronare il piacere con il suo delicato semifreddo alle mandorle.

Essenziale, con pochi elementi e però intensamente profumato della natia isola è il condimento per la pasta prediletto dallo scrittore “milanese di Sicilia”. Delicato e sapiente come l’amabile luna il semifreddo di Etta “siciliana di Berlino”, che adora i dolci e le mandorle, che “mangerebbe in tutti i modi”. A ragione, perché questo dono del mezzogiorno mediterraneo è buono e salutare in ogni tempo e modo.

Spaghetti in agrodolce

Ingredienti per 4 persone:
500 gr. di pasta, 3 lt. di acqua e sale q.b. ; 1 kg di pomodoro fresco sodo e ben maturo (al meglio i casalini romani); 30 gr. di uva passolina (zibibbo o altra); 30 gr. di pinoli, sale e olio evo q.b. . Di mia personale iniziativa aggiungo un mazzetto di finocchietto fresco.

Al lavoro

Fatti a pezzi i pomodori metterli a cuocere a fuoco lento almeno un’ora con un pizzico di sale grosso e qualche goccia d’acqua. Quindi passarli al setaccio e riporre la passata a fuoco dolce in un tegame basso , aggiungendo l’uva e i pinoli; far amalgamare per 10-15 minuti i sapori , con l’aggiunta del mazzetto di finocchio, da eliminare prima di condire la pasta, mantenendone solo il profumo.

Nel frattempo cuocere in acqua bollente salata la pasta e scolarla molto al dente , versarla e mantecarla con olio evo a crudo pochi istanti a fuoco dolce, quindi servire.




Semifreddo alle mandorle

Ingredienti:
½ litro di panna, 4 uova, 150 gr. di zucchero, 200 gr. di mandorle prima tostate con tutta la buccia, quindi tritate fini solo quando sono ben fredde, 2 bustine di vanillina.

Per guarnire: Cioccolato fuso, una tavoletta .

Al lavoro:
Separare i bianchi dai rossi d’uovo; quindi montare i rossi con lo zucchero battendoli accuratamente, poi aggiungere amalgamando bene la vanillina.

Montare a neve ferma i bianchi e, a parte la panna, curando che di ambedue ci sia la giusta consistenza, perché il semifreddo resti più morbido alle temperature del congelatore.

Mescolare bianchi e rossi con delicatezza dal basso verso l’alto, senza farli smontare, quindi aggiungere la panna avendo la stessa cura e, infine, aggiungere amalgamandole bene le mandorle trite, prima avendole ben sgranate.

In uno stampo a piacere, prima leggermente inumidito e foderato di carta forno ben aderente, meglio se rettangolare per affettarne poi facilmente le porzioni, versare con delicatezza e omogeneamente il composto ottenuto.

Coprire e lasciare ½ giornata in congelatore. Estrarre il semifreddo qualche minuto prima di servire e sformarlo su un piatto di portata, eliminando la carta. Al momento di servire guarnire con cioccolato fuso.

Serenella

domenica 20 aprile 2014

Agnello dell'Angelo

Se per Pasquetta avete deciso di rimanere a casa, vi consiglio questa ricetta.

Ingredienti
una sella ed una coscia di agnello
2 carciofi
un cucchiaio di prezzemolo tritato vino bianco secco
brodo vegetale
olio extra vergine d'oliva
uno spicchio d'aglio
sale e pepe

Ingredienti per la marinata
succo di quattro limoni
un rametto di rosmarino tritato
3 foglie di salvia tritata
un pizzico di timo
2 foglie di alloro
2 cucchiai di olio
grani di pepe
uno spicchio d'aglio


Al lavoro
Lasciare intera la sella e tagliare a pezzi la coscia. Con gli ingredienti elencati preparare la marinata e versarla sull'agnello. Lasciarlo marinare per 12 ore.

Tritare i carciofi e stufarli con lo spicchio d'aglio e poco olio.

Scolare l'agnello dalla marinata. Tenere da parte la sella e sigillare i pezzi. Trasferirli nel fondo di carciofi stufati, sfumare di vino bianco e proseguire la cottura per circa un'ora. Salare dopo i primi 20'  di cottura. Durante la cottura bagnare l'agnello con piccole quantità di brodo quando è necessario.

Riscaldare il forno a 220°. Quando manca mezz'ora al servizio infornare la sella. Quando inizia a sfrigolare, 10' circa, salarla ed abbassare la temperatura a 200°. Proseguire la cottura bagnandola con un poco di vino. In forno 35'.

Disporre la sella e lo spezzato sul piatto di portata, contornare con le verdure, irrorare con il fondo di cottura, spolverizzare di prezzemolo tritato e servire.

Note. Cottura della sella: in teglia irrorata di olio, vino bianco sul fondo, mettere delle patate per sostenerla.

Romana

Auguri di buona Pasqua!

COME PRESENTARE UN GELATO IL GIORNO DI PASQUA

 AUGURI  DALL’ORCHESTRA DI CUCINA

sabato 19 aprile 2014

Sirnaia Paskha

Molti anni fa ho avuto questa ricetta da una gentile signora russa. Tra i suoi ricordi di bambina c’erano anche i preparativi e i dolci per festeggiare la Pasqua. Sono riuscita a trovare lo stampo adatto (ormai tutti sanno del mio hobby preferito e cioè la ricerca spasmodica di stampi).
Anche se non è conico, è in legno, alla base misura 12 cm e facilita la realizzazione del dolce avendo il fondo bucherellato.
Sono già incise la Croce di S. Andrea e le lettere XB che significano Cristo è risorto, simboli della Pasqua ortodossa.


Ingredienti
4 tuorli di uova sode
100g di burro
100/150g di zucchero semolato
650g di formaggio Tovorog (sostituire con 500g di ricotta di pecora e 150g di mascarpone)
100g di mandorle tostate e tritate
50g di uvetta ammorbidita in acqua calda
1-2 cucchiai di rum (facoltativo)
Ciliegine rosse


Al lavoro
In un robot lavorare i tuorli con lo zucchero e il burro. Aggiungere i formaggi e proseguire la lavorazione fino ad ottenere un composto liscio ed omogeneo.

Trasferire il composto in una ciotola, unire le uvette ben sgocciolate, le mandorle, il rum e amalgamare bene il tutto.

Foderare lo stampo con garza, riempirlo con il composto, ripiegare la garza sulla superficie, mettervi un peso, appoggiare lo stampo su di un piatto e lasciare sgocciolare il siero per almeno 12 ore. Conservare in frigorifero.

Sformare il dolce sul piatto da portata, eliminare la garza e decorare con le ciliegine rosse la scritta e la Croce.

Servire freddo.

Ada

Capretto con patate in pignata

Ingredienti
2 cucchiai di prezzemolo tritato
2 cucchiai di pecorino grattugiato
½ spicchio d’aglio tritato
2 cucchiai di pane grattato
Sale e pepe
Kg 1,500 di capretto in pezzi, lavato con acqua e aceto
Kg 1 di patate tagliate in spicchi
1 cipolla grande affettata
1 dl di olio extravergine d’oliva
6-7 pomodorini al filo, tagliati a metà
2-3 cucchiai di acqua


Al lavoro
In una coppa mescolare il prezzemolo, il pecorino, l’aglio, il pane, il sale e pepe.

Condire il capretto e le patate con la metà del composto preparato.

Mettere sul fondo di un tegame di coccio a bordi alti la cipolla, metà dell’olio, il capretto e le patate.

Cospargere la superficie con il restante composto e condire con olio e pomodorini. Aggiungere l’acqua e

far prendere il bollore sul fuoco.

Coprire il tegame con carta e metterlo in forno preriscaldato a 180° per circa 40 minuti.

Servire ben caldo.

Rosalia

venerdì 18 aprile 2014

Dita degli Apostoli

Questa ricetta che mi è stata tramandata da mia madre mi riporta alle domeniche trascorse insieme ai miei genitori alla tavola dei miei nonni materni. E’ un dolce di fine pasto molto semplice ma di gusto raffinato. A quei tempi spesso le ricette non avevano esatte quantità, per quanto riguarda gli ingredienti, le “cuoche” spesso cucinavano “a occhio”.  Io ho cercato di formulare queste quantità.


Ingredienti per 4
4 uova
1 cucchiaio di liquore Strega o liquore di limone
2 cucchiai di latte
350g di ricotta di pecora
100g di zucchero semolato
1 cucchiaio di liquore Strega (o di limone)
50g di cioccolato fondente tagliato a scaglie


Al lavoro
In una ciotola sbattere le uova con il latte ed il liquore.

Cuocere, in una paella antiaderente leggermente imburrata, alcune frittatine sottilissime.

Le frittatine vanno tagliate in quadratini di varia dimensione, come le dita, e farcite con la ricotta che sarà stata passata al setaccio e amalgamata con lo zucchero, il liquore e il cioccolato.

Oggi si possono lavorare zucchero e ricotta in un robot.

Marilena

giovedì 17 aprile 2014

Pastiera napoletana


Questa ricetta mi riporta agli spensierati anni trascorsi a Napoli quando il Giovedì Santo, per tradizione consolidata, Michi preparava per tutti gli amici, nella sua cucina, “quintali” di Pastiere.
Per me questa rimarrà sempre la più “buona Pastiera”.
Ada

Navarin di agnello


E’ una pietanza francese tradizionale di Pasqua.


Ingredienti
Kg 1 di agnello tagliato a dadi
150g di cipolle tritate
100g di carote affettate
1 cucchiaio di farina 00 setacciata
1 cucchiaino di zucchero
1 spicchio d’aglio
200g di pomodori senza pelle e semi
prezzemolo
Sale e pepe
Burro
Succo di limone
6/7 cipolline cotte con burro
100g di fagiolini lessati e tagliati a pezzetti.
8 piccoli champignon cotti
80g di pisellini cotti
Patate cotte a vapore per contorno

Per la decorazione

Fagiolini lessati
Carote tornite, lessate


Al lavoro

Rosolare la carne con burro, unire la cipolla, le carote e, sempre mescolando, proseguire la rosolatura a fuoco vivace. Trasferire il tutto in una pirofila.

Cospargere la carne prima con lo zucchero, poi con la farina e mescolare bene.

Aggiungere l’aglio, i pomodori e il prezzemolo. Bagnare a filo con acqua calda, coprire e cuocere in forno preriscaldato a 190* per circa 45 minuti.

Intanto lessare le carote, cuocere gli champignon, rosolare le cipolline con burro e finire di cuocere con acqua.

Togliere la carne dal forno, se necessario restringere o allungare il fondo di cottura, aggiungere carote, cipolline, champignon, salare, pepare e proseguire la cottura per altri 15/20 minuti. Quasi a fine cottura unire i piselli ed i fagiolini.

Decorare la pirofila con i fagiolini messi a grata e le carote. Servire il Navarin ben caldo con a parte patate cotte a vapore.

Ada

mercoledì 16 aprile 2014

Pinza triestina



“Bona Pasqua, bone pinze” era l’augurio che si scambiavano i triestini.

La Pinza, questa soffice focaccia di pasta lievitata, ricca di uova e burro, è il dolce tipico della Pasqua in un territorio che va dal Goriziano sino a Fiume, che ha come centro Trieste, e che comprende tutto il Carso e vaste zone dell’Istria. Al di fuori di quest’area le preparazioni, che pure portano lo stesso nome, sono tutte un’altra cosa, un’altra storia.

Mady Fast nel suo “MANGIARE TRIESTINO” del 1993, che finalmente è ritornato in libreria nella nuova edizione per Orme editori, ci ricorda come fosse un punto d’onore fare le pinze in casa durante la settimana Santa. Nel giorno prestabilito, il primo “lievito” iniziava all’alba e tutto il giorno era dedicato alla seconda, terza lievitazione, con aggiunte graduali, codificate dalle ricette di famiglia, di uova, burro, zucchero ed aromi. Per riuscire a cucinarle nel migliore dei modi si doveva ricorrere al fornaio di fiducia e al Venerdì Santo si vedevano – e non solo nei rioni di periferia – le donne con un vassoio in testa che portavano le PINZE coperte da una tovaglia bianca ad affrontare l’ultima prova, quella del forno. Le più diffidenti mettevano bigliettini su ogni focaccia o facevano dei segni nascosti per paura che il fornaio le scambiasse con altre PINZE meno ricche.

Pinza triestina

E’ una ricetta di un’amica di famiglia, la Itala, triestina. In casa sua la Pinza veniva servita il giorno di Pasqua per accompagnare il prosciutto caldo affettato.


Ingredienti
Kg 1 di farina bianca da dolci
250g di zucchero semolato
150g di burro
100g di lievito di birra
6 tuorli
2 uova intere
2 cucchiaini di semi di anice
latte
La buccia grattugiata di limone e arancia
Aromatizzare con rum
Sale

Al lavoro

Sbriciolare il lievito in una ciotola, unire 1 cucchiaino di zucchero e sciogliere con acqua tiepida. Aggiungervi 150g di farina, amalgamarla bene, coprire e far lievitare. L’impasto deve risultare morbido.

Intanto in una terrina lavorare le uova con il resto dello zucchero, il burro morbido, la buccia degli agrumi, l’anice, il sale ed il rum.

Quando il lievito sarà pronto unirlo al composto di uova, aggiungere la farina rimasta alternandola al latte necessario. Lavorare l’impasto energicamente sulla spianatoia oppure nell’impastatrice fino ad ottenere una pasta liscia ed omogenea.

Formare 1 o 2 panetti ben tondi, metterli sulla placca del forno imburrata (o foderata con carta), coprire con un canovaccio e far lievitare fino a quando avranno raddoppiato il loro volume.

Con le forbici praticare 3 tagli a croce nel centro delle pinze, spennellare con albume e cuocere in forno preriscaldato a 180/190° per circa 60 minuti.

A fondo pagina della ricetta ritrovata c’è un consiglio: pestare i semi di anice, farli cuocere nel latte e poi passarli al setaccio.

Ada

Costolette di agnello in crosta di carciofi e melanzane


Ingredienti per 10 persone:
20 costolette d’agnello
3 melanzane
10 carciofi
3 spicchi d’aglio
un mazzetto di timo
un mazzetto di maggiorana
1 tuorlo
prezzemolo

Al lavoro:

Battere le cotolette in modo da avere lo stesso spessore per tutte. Scottarle in una padella ben calda con olio, aglio e timo, farle dorare da entrambe le parti e quindi farle raffreddare.
Tagliare i carciofi a spicchi, farli stufare in una padella con uno spicchio d’aglio in camicia e un po’ di maggiorana e poi frullarli nel cutter con sale pepe e ancora maggiorana. Aggiungere un tuorlo d’uovo e del prezzemolo tritato.
Tagliare le melanzane a fette sottili, disporle su una placca unta d’olio, salare e pepare, cuocere in forno a 200° per 5 minuti. Cospargetele di prezzemolo tritato.

Passare le costolette nella purè di carciofi, avvolgerle nelle fettine di melanzana a mo’ di fagottino, metterle su una placca da forno a 200° per 5- 10 minuti.
Servite accompagnando, se volete, con patate al forno.

Cristina

martedì 15 aprile 2014

Torta pasqualina

Non poteva mancare in questa rassegna di ricette pasquali un classico della cucina genovese eseguito secondo tradizione quindi niente pasta sfoglia ma pasta matta tirata sottilissima e sovrapposta a strati, uno sull'altro, non prima di aver pennellato il precedente di olio d'oliva extravergine. La storia racconta che i "veli" di pasta erano rigorosamente 33 come gli anni di Gesù e che usava soffiare con una cannuccia tra uno strato e l'altro in modo da ondularli.
Di seguito vi propongo la ricetta tratta da "La vera cuciniera genovese"di Emanuele Rossi, un testo di riferimento per chi vuole riscoprire la cucina storica genovese. Ho solamente fatto un piccolo adattamento riguardo al numero di sfoglie da utilizzare (ieri 12/14 sfoglie sotto e le restanti sopra la farcia, oggi 5 sfoglie sotto e 7 sopra la farcia per venire incontro alle esigenze di un gusto più moderno).



lunedì 14 aprile 2014

Torta salata di Pasqua a forma di uovo


Da quando mi ricordo, il giorno di Pasqua mia madre metteva in tavola il classico antipasto laziale nel quale non potevano mai mancare le uova sode, il salame Corallina e la pizza salata al formaggio. La pizza poteva essere o quasi dolce o salata, personalmente non amavo la versione dolce. E' una torta, o meglio pizza, che si prepara anche in Umbria, nelle Marche, in quasi tutto il centro Italia, con le normali varianti regionali.  Secondo tradizione viene cotta in uno stampo tondo, dai bordi alti, io ho voluto presentarla a forma di uovo, utilizzando lo stampo per l'uovo di Pasqua al cioccolato, ma viene molto carina anche nello stampo che si usa per fare la classica colomba dolce. L'ho presentata in un cestino contornata da fiorellini di salame, ovette di quaglia sode, fave e insalata.




domenica 13 aprile 2014

Colombine di Pasqua

Ingredienti per la pasta
500g di fior di farina
200g di strutto
115g di zucchero
3 tuorli

Ingredienti per il ripieno
200g di mandorle, pelate e tritate finemente
185g di zucchero
20g di pistacchi, pelati e tritati finemente
Vaniglia
Scorza di limone non trattato

Ingredienti per la glassa
200g di zucchero al velo
1 chiara d’uovo
Qualche goccia di limone
Sale
Strutto per la teglia


Al lavoro
Allestire una pasta morbida e liscia con la farina, lo zucchero, i tuorli d’uovo, lo strutto e con un po’ d’acqua.
Per preparare il ripieno, a parte, mettere le mandorle e i pistacchi in una pentola, sul fuoco, assieme allo zucchero, a un po’ di vaniglia, a una fettina di scorza di limone e irrorare con mezzo bicchiere d’acqua.

Fare cuocere il ripieno, a fuoco moderato, rimescolando continuamente per qualche minuto, finchè l’acqua sarà assorbita e l’impasto risulterà morbido e omogeneo.
Ridurre la pasta in sfoglie rettangolari di circa dieci centimetri di lato e dello spessore di qualche millimetro. Disporvi sopra, a distanze regolari un cucchiaio di ripieno e ricoprire con altre sfoglie.
Ritagliare con l’apposita rotella e pressare con le dita intorno ai pasticcini per chiudere bene. Pizzicare da un lato la pasta (per formare la testa) e praticando due tagli dal lato opposto (per ricavare la coda) formare le colombine.

Collocarle su una teglia ben unta e porle in forno, a 170°, finchè saranno leggermente colorite.

Separatamente, con la chiara d’uovo sbattuta a neve fermissima (con un pizzico di sale), con qualche goccia di limone e con lo zucchero a velo, preparate una glassa piuttosto solida e, con questa, spennellare le colombine già cotte.
Ricollocare i pasticcini nel forno spento, ma ancora tiepido, finchè la glassa si asciugherà.

Le Colombine si servono fredde.

Eleonora

Da LA CUCINA DEL SOLE – Dario Flaccovio Editore

Dolci e tradizioni per Pasqua in Sicilia

Per Pasqua, in Sicilia, oltre alle Colombine si preparano svariate forme di CODDURA con l’OVU (a base di pane) oppure gli UCCELLI CON L’UOVO. Si tratta di una pasta a base di farina, strutto, uova e zucchero, con dentro uova sode, poi si decorano con rotolini e treccine della stessa pasta e molta maestria.

Nelle vetrine delle pasticcerie compaiono anche i “picureddi” di pasta reale, cioè agnelli sacrificali nella classica forma seduta o sdraiata su un fianco in un prato verde

e uno stendardo rosso infilzato sul dorso.

Tra i dolci tradizionali non può mancare la CASSATA con le sue decorazioni barocche, dolce che abbiamo già inserito nel blog lo scorso dicembre..

Tradizione è ancora oggi quella di preparare, a metà quaresima, il grano per il Sepolcro da portare in chiesa il mercoledì Santo.

Ada

sabato 12 aprile 2014

'A 'nfiggiulata

E’ una pizza dolce di ricotta che preparava la mia nonna materna nel periodo pasquale. Protagonista è la ricotta che in questo periodo si trova in abbondanza perché le pecore sono in piena produzione ed il foraggio è di ottima qualità

Ingredienti
Per la pasta
1 kg farina 00
100 gr di strutto
30 gr di lievito di birra
50 gr di zucchero
Latte quanto basta per impastare
Buccia di limone grattugiata

Per il ripieno
Ricotta 1 kg già sgocciolata (preferibilmente di pecora)
3 tuorli d’uovo ed un uovo
Zucchero a piacere(la ricotta siciliana è leggermente salata dunque necessita di più zucchero)
Buccia di limone grattugiata OPPURE cacao amaro(fino a raggiungere una colorazione nocciola chiaro)e cannella

Al lavoro

Sciogliere il lievito con un poco di latte tiepido ed unirlo alla farina , allo zucchero ed allo strutto impastando il tutto aiutandosi col latte.

Mettere a lievitare e nel frattempo preparare il ripieno unendo alla ricotta i tuorli, lo zucchero e la buccia di limone/cacao amaro e cannella.

Quando la pasta è lievita stenderla in due sfoglie sottili tenendo presente che nel forno lo spessore raddoppia, con una ricoprire il fondo ed i lati di una teglia, riempire questo guscio con il ripieno alla ricotta; stendervi sopra la seconda sfoglia, tagliare la pasta in eccesso e saldare insieme i bordi delle sfoglie.

Quindi miscelare l’uovo con un poco d’acqua e spennellare la superfice.

Invece di punzecchiare tutta la superfice per favorire l’uscita del vapore, mia nonna incideva una croce nel centro e ne sollevava i lembi piegandoli all’indietro; ne risulta quasi la forma di un fiore.

Infornare a 180° e far cuocere fino a doratura della superfice, appena sfornata spolverarvi sopra un poco si zucchero semolato.


Maria Paola

La pignoccata

Mia suocera racconta che questo dolce, data l’abbondanza delle uova, appartiene al periodo pasquale non per un fatto simbolico ma più semplicemente perché in questo periodo le galline producono una maggiore quantità di uova. Dal punto di vista simbolico, essendo formato di tante palline, questo dolce augura abbondanza come tutta la frutta con molti semi(melagrana, pinoli) ed i cereali( infatti la spiga di grano era incisa sulla moneta da cinque lire ed il riso si butta agli sposi )


Ingredienti
500 gr di farina di grano duro
500 gr di farina 00
1 kg di miele(possibilmente di timo)
10 uova (o comunque quante ne bastano per fare un impasto ben duro)
La buccia di circa 4 arance
Olio per friggere



Al lavoro
Si uniscono le due farine e si impastano a lungo con le uova.

Suddividere l’ impasto in rotolini, di quasi un cm di diametro, che taglierete in tocchetti da mezzo cm circa.

Friggere i tocchetti in olio profondo; durante la cottura raddoppieranno il volume.

Toglierli dall’olio quando saranno leggermente dorati e metterli a sgocciolare(ma rimane un fritto molto asciutto) a questo punto tagliare a filetti la buccia delle arance ed unirle al miele in una pentola grande abbastanza da permettere poi alle palline di essere mescolate agevolmente

Quando il miele bolle versare le palline fritte cominciando a mescolare di continuo fino a che il miele si asciuga tutto e le palline cominciano a rimanere unite (per verificarlo metterne alcune su un piattino e se una volta fredde restano attaccate, ci siamo) quindi su di una superficie BEN BAGNATA d’acqua versare l’impasto e prima che si raffreddi ,con le mani bagnate formare dei mucchietti che disporrete a corona ponendoli poi su un altro piatto sempre inumidito.

Questo dolce resiste qualche giorno quindi può essere preparato con anticipo….tutto stà a non mangiarlo poco alla volta.

Maria Paola

venerdì 11 aprile 2014

Finte uova al cioccolato


Appena aperto il mio negozio ( sono ormai passati molti, ma molti anni) avevo l’abitudine, ovunque andassi, di curiosare nei negozi di attrezzatura di cucina.

Per caso un giorno ho scoperto MAGANZA, specializzato in stampi d’alluminio per uova di Pasqua.

Ho trovato anche gli stampini piccoli a forma di mezzo uovo e mi è venuta l’idea per queste ricette.


Ingredienti per la pasta à foncer
250g di farina 00
2 cucchiai di zucchero
150g di burro freddo a pezzetti
1 uova

Ingredienti per la mousse di cioccolato
250g di cioccolato fondente
150g di burro
8 uova
50g di pistacchi tritati
Zucchero al velo


Al lavoro

Preparare la pasta à foncer possibilmente in un robot. Fare riposare la pasta per circa 30 minuti avvolta in pellicola.

Stenderla sottilmente e foderare gli stampini imburrati: il numero dipende dalla dimensione degli stampini. Bucherellare i mezzi gusci di pasta con i rebbi di una forchetta e metterli in frigorifero per alcune ore.

Cuocerli in forno preriscaldato a 190° finchè leggermente dorati. Farli raffreddare.

Intanto preparare la mousse di cioccolato.

Sciogliere a bagnomaria il cioccolato con il burro, togliere dal fuoco, fare quasi raffreddare il composto (non deve indurire), trasferirlo in una ciotola e unire prima i tuorli d’uovo e poi gli albumi montati a neve. Mettere in frigo per almeno un’ora.

Riempire le mezze uova con la mousse al cioccolato, accoppiarle 2 a 2 premendole leggermente in modo che fuoriesca un po’ di mousse.

Passarle quindi nel pistacchio tritato, conservarle in frigo e cospargerle al momento di zucchero al velo.

Ada

Finte uova salate

Si possono preparare nello stesso modo le FINTE UOVA SALATE per servirle come primo piatto di Pasqua.

Gli stampini sono foderati con pasta à foncer salata, i gusci riempiti con bèchamel ai carciofi o asparagi e una volta accoppiate le mezze uova, passarle nel pistacchio tritato misto a parmigiano. Cuocere queste finte uova in forno preriscaldato a 180° finchè ben calde.


Ada

Uova alla portoghese




Ingredienti per 4 persone:
1/2 kg di pomodori in scatola 4 uova 150 g di ricotta romana 2 spicchi d'aglio 1 cucchiaio di prezzemolo tritato 1 cucchiaino di zucchero 1 cucchiaio di olio extra vergine d'oliva 4 noci di burro sale peperoncino.


Al lavoro

Fate riscaldare un cucchiaio di olio in una padella con gli spicchi d'aglio divisi a metà e un pezzetto di peperoncino. Quando l'aglio è dorato aggiungete i pomodori, la metà del prezzemolo tritato, lo zucchero, salate e lasciate cuocere la salsa, a fuoco dolce e a padella scoperta, per cira 20 minuti.

Nel frattempo preparate le uova bazzotte calandole con il guscio nell'acqua in ebollizione e lasciandole bollire per 5 minuti. Scolatele, raffreddatele rapidamente sotto l'acqua fredda e sgusciateli.

Terminata la cottura dei pomodori, eliminate gli spicchi d'aglio e il peperoncino, aggiustate di sale e suddividete la salsa nelle quattro cocottine individuali imburrate e calde. Distribuite qualche pezzettino di ricotta sbocconcellata, ponete nel centro un uovo bazzotto sgusciato, salate, pepate e condite il tutto con una noce di burro. Passateli in forno, preriscaldato a 180°, per pochi minuti, il tempo che il burro si fonda e l'uovo si intiepidisca. Servite subito le cocottine, spolverizzandole con il prezzemolo trittato rimasto e accompagnandole con i bastoncini di pane tostati.


Note. Se volete prepararvi prima la salsa, prima di metterla nelle cocottine, riscaldatela.

Romana

giovedì 10 aprile 2014

Uova in camicia rossa

Le uova sono un cibo buono, affettuoso e versatile come pochi altri. Tra l'altro il più diffuso in ogni continente fin dalla prima colazione. Forma perfetta e universale che simboleggia la vita che nasce.

Per Pasqua mi sembra giusto onorarle, colorate e non, sole o in festosa compagnia trionfanti ben sode su trecce e focacce di molte regioni d'Italia .

Eccone una di mia memoria:

Fine anni ’70, nella casa marina a Cala Moresca con vista mozzafiato sull'isola del Giglio il mio amico Fabrizio Lemme, grande avvocato, grande mecenate e cultore d'arte, ci cucinava queste uova. A quel tempo ci si alternava ai fornelli e alla fornacella dei peperoni arrosto e delle spigole freschissime profumate di rosmarino, per poi gareggiare a tavola davanti al mare su quale fosse il posto dove collocare il Paradiso. Vinse Capri, naturalmente.


Preparare in un tegame basso a fuoco vivo, una rapida fresca salsa di pomodoro fresco e basilico, appena insaporita con uno spicchio d'aglio intero, che verrà eliminato con le foglie di basilico dopo pochi minuti, un pizzico di sale e poche gocce d'olio evo.

Posare sulla salsa morbida, ma non troppo lenta, delle fette di mozzarella o di scamorza, preferendo un sapore più intenso. Su ciascuna fetta posare un uovo fresco senza romperlo: 1 fetta e 1 uovo per ciascun commensale. Coprire, abbassare la fiamma e cuocere brevemente. Poi servirle in tavola posate su crostoni di pane. Gustosissime!

Serenella

Frittate in zuppa

Mi son ricordata una classica zuppa altoatesina per le sere d'inverno.

E una semplice insalata di uova sode affettate, patate lesse a fette, sale q.b. e abbondante maionese, temperata con poco yogurt, che nelle feste giovanili a Vienna spopolava. Semplice, rapida e appetitosa, anche per inesperti. Come quella che segue, che però grazie a erbe e aromi ha un profumo particolare.


Fare delle frittatine con le uova, prezzemolo trito e un pizzico di sale, arrotolarle e tagliarle a striscioline.

Tuffarle brevemente in brodo bollente, servirle in ciotole con qualche goccia di estratto Maggi e delle rondelline di erba cipollina tritata fine.

Serenella

Uova in trippa

Un classico della cucina povera romana, con cui le madri del dopoguerra facevano quadrare un economico bilancio di nutrimento in modo saporito.


Preparare un battuto fine di cipollina e rosolarlo dolcemente in poco olio e acqua, quindi aggiungere pomodoro fresco o pelati conservati a pezzettini e, salare q.b. e far cuocere a fuoco dolce un sughetto di base, aggiungendo alla fine qualche foglia di mentuccia romana o nepitella toscana.

Battere un uovo per ciascuna persona, con un pizzico di sale e farne delle frittatine, che appena intiepidite vanno ben arrotolate e tagliate a striscioline. Quindi comporle nel sugo tenuto a fuoco dolce per un minuto o due e servirle in piatto caldo con una spolverata generosa di parmigiano. Accompagnare con fette di fragrante pane con cui completare il nutrimento.

(Scarpetta? non signorile ma di irresistibile complemento!)

Serenella

mercoledì 9 aprile 2014

Uova monachine

Mio marito mi ha posto la domanda: hai idea dell’origine delle UOVA MONACHINE ? La mia risposta: NO e Voi?


Ingredienti

5 uova più quelle per la panatura
ricotta un paio di cucchiaiate
parmigiano
un cucchiaino di capperi dissalati
pepe nero, sale
Farina e pangrattato
Olio per friggere


Al lavoro

Si fanno rassodare le uova, si fanno freddare e si sgusciano; si tagliano per il lungo e si separa delicatamente il tuorlo dall’albume.

I tuorli si mescolano insieme alla ricotta , ai capperi ed al parmigiano, si aggiustano di sale e pepe secondo il gusto( con attenzione, il parmigiano apporta la sua quota di sale ed i capperi , anche se dissalati, sono saporiti) e si riempie con questo composto non solo l’incavo del tuorlo ma si cerca di ricomporre la forma dell’altra metà dell’uovo.

Si passa ora alla panatura passando le uova prima nella farina poi nelle altre uova sbattute e infine nel pangrattato; quindi friggere in olio profondo e servire calde.

Complice la panatura la dimensione di queste uova diventa ingombrante specie se servite in un pranzo in piedi per cui raccomando di cercare le uova di misura piccola


Maria Paola

Uova di mia suocera

Ingredienti

UOVA SODE; POMODORI, CIPOLLA NUOVA, CAPPERI, SALE PEPE NERO

Sciacquare dal sale alcuni capperi; quindi si fa rosolare in olio una cipolletta; poi si aggiunge un po’ pomodoro a pezzetti(PELATO raccomanda il mio sposo!) e si fa rosolare; si inseriscono le uova tagliate a metà per lungo poi si mettono capperi e pepe nero e si porta il tutto a cottura facendo restringere la salsa e permettendo che la parte col tuorlo resti a contatto con il condimento insaporendosi, non rigirarle troppo per evitare che si sfaldino.


Maria Paola


a proposito di uova...

Nel suo libro anche Eleonora cita le UOVA ALLA MONACHELLA con un ripieno di ricotta, bèchamel e caciocavallo.

Invece io ho scoperto le UOVA ALLA MONACHINA a Napoli. A metà mattina CAFLISH preparava alcuni rustici tra cui queste squisite uova con un ripieno a base di bèchamel e prosciutto. Cavallo di battaglia di Michi.

Ada

martedì 8 aprile 2014

Uova sciusciola

Ingredienti
8 uova
2 pomodori maturi, pelati e spezzettati
1 spicchio d’aglio
2 mestoli di brodo di carne
1 ciuffetto di basilico o prezzemolo, tritato
4 cucchiai di olio extravergine d’oliva
Pepe

Al lavoro

Scaldare l’olio con l’aglio in una padella e aggiungere i pomodori.

Fare soffriggere per una decina di minuti, quindi aggiungere un po’ di pepe, il basilico (o prezzemolo) e il brodo.

Rompere le uova nella salsa così ottenuta e farle cuocere, con il coperchio, a fuoco vivo, finchè gli albumi saranno rappresi.

Servire le uova calde, con il loro brodetto.

Eleonora

Da LA CUCINA DEL SOLE
Dario Flaccovio Editore
Certo che è incredibile la porta che si apre quando analizzi una ricetta collaudata dalla tradizione come sono appunto le nostre "uova in funghetto".

Nel libro "LA CUCINA DEL SOLE" di Eleonora avevo trovato le UOVA A SUGHETTO tant'è che mi era venuta una mezza idea che "... in funghetto" poteva essere una storpiatura di "... a sughetto" per pormi poi la solita domanda: ma è nato prima l'uovo o la gallina ?

In una casa friulana ho trovato una interessante testimonianza sull'utilizzo degli avanzi di carciofi: l'indomani nello stesso tegame venivano cucinate "le uova in funghetto": PREZZEMOLO... AGLIO... OLIO alla base di tutte e due le ricette.

Sempre in Friuli, nelle zone dove non c'era disponibilità di olio, le uova in funghetto venivano fritte nell'ONT, il burro chiarificato, e cucinate spesso con la parte del tuorlo in basso, sempre e comunque ... prezzemolo e aglio fra gli ingredienti.

Lucia

Uova a spezzatino

Mi riferisco alla ricetta di Lucia “uova in funghetto”, piatto tradizionale del Friuli per inserire alcune ricette siciliane molto simili . Le ho trovate sfogliando i quaderni della mamma della mia amica Giovanna C.

S’induriscono le uova e si tagliano a metà. Si soffrigge in un sautè della cipolla finissima, olio e prezzemolo, quindi vi si mettono a soffriggere le uova tagliate, vi si aggiunge un po’ d’acqua e sale.

Quando sono pronte, si condensa un po’ il sugo con un po’ di farina sciolta in acqua fredda.

CON IL POMODIRO: le uova a spezzatino con pomidoro. Si fanno esattamente come sopra, solo prima di mettervi le uova, vi si versa della salsa di pomidoro e dopo un poco vi si fanno cuocere le uova.

Variante

UOVA AL FRICASSE’

Si fanno le uova a spezzatino, senza pomidoro. Solo dopo condensato il sugo con la maiorca (farina), le uova si situano nel piatto e nel sugo si mescola bene un giallo d’uovo ed il succo di mezzo limone. Con questa salsa si ricoprono le uova.

ALTRA RICETTA: uova in camicia avvolte in una fettina di tuma (dopo aver immerso il formaggio in acqua calda e allargato con le mani) quindi impanate e fritte.

Ho pensato di chiedere alle amiche del blog di inviare alcune ricette, un po’ demodè, ma che fanno parte della nostra memoria.

Ada

lunedì 7 aprile 2014

La Casata di Pasqua pontecorvese


Riordinando le mie ricette, mi è capitata tra le mani una lettera di mia zia Maresa. Mi descrive la ricetta e la storia del dolce pasquale d’eccellenza della cittadina in cui vive ormai da tanti anni: 
"La Casata" pontecorvese (casu è il formaggio).

domenica 6 aprile 2014

La schiacciata di Pasqua

Ingredienti per 6
· 600 gr di farina 0
· 250 gr di zucchero
· 6 uova
· 100 gr di burro o strutto
· un'arancia
· 100 gr di semi d'anice
· 30 gr di lievito di birra
· poco sale


Al lavoro
Preparare il lievitino impastando 100 gr di farina (presa dalla dose indicata) con un cucchiaino di zucchero ed il lievito di birra sciolto in una tazza d'acqua tiepida.

Lavorare bene e far lievitare per circa 30'

Fondere il burro a bagnomaria e farlo raffreddare.

Disporre, sulla spianatoia, la farina a fontana, aggiungere una presa di sale, impastare con 5 uova, lo zucchero, il burro fuso, i semi di anice leggermente schiacciati, un cucchiaino di buccia d'arancia ed il panetto lievitato.

Mettere l'impasto a lievitare lontano da correnti d'aria ed in un posto abbastanza caldo fino a quando non avrà raddoppiato il suo volume.

Imburrare uno stampo, infarinarlo leggermente e versarci la pasta lievitata.

Spennellare la superficie con l'uovo rimasto, sbattuto quindi infornare e cuocere per circa 1 ora a 180°.

Per essere sicure della cottura basterà infilare nella schiacciata uno stecchino di legno e, una volta tirato fuori, se risulterà asciutto la cottura sarà ultimata.

Lella

sabato 5 aprile 2014

Lasagnetta di asparagi

Ho assaggiato una ricetta simile in un ristorante di Bressanone e dopo alcune prove sono arrivata alla ricetta che vi racconto di seguito. E' un pò laboriosa ma vi darà soddisfazione. Naturalmente potete farla anche in una pirofila ma la presentazione monoporzione è molto scenografica.


venerdì 4 aprile 2014

Tarallini pugliesi

Deliziosi da servire con un aperitivo.


Ingredienti
Kg 1 di farina 00
250ml di olio extravergine d’oliva
350ml di vino bianco, tiepido
15g di sale
1 cucchiaino raso di semi di finocchio
1 cucchiaino di bicarbonato

Al lavoro
Impastare tutti gli ingredienti
Lavorare la pasta nella sfogliatrice, tagliarla prima a strisce, poi a rotolini e formare i tarallini.

In una pentola portare a bollore dell’acqua e lessare i tarallini, pochi alla volta, ed appena tornano in superficie scolarli e sistemarli su di uno strofinaccio in un solo strato. Lasciarli asciugare bene.

Successivamente sistemarli in una teglia ricoperta con carta da forno ed infornarli a 160° per circa 35 minuti. Forno ventilato.

Marilena

giovedì 3 aprile 2014

Falafel egiziani

Ricordate la torta di mais e arance di Fatma la mia amica egiziana ? Bene questi sono i suoi falafel che assomigliano incredibilmente alle Polpettine di macco di fave panate al sesamo di Maria Paola.

Li facevo con l’aglio orsino invece dell’aglio.


Ingredienti:
300 gr di fave secche decorticate
150 gr di cipolla
150 gr di porro
5 spicchi di aglio
150 gr di prezzemolo
1 uovo
1 cucchiaio di semi di sesamo
1 cucchiaino di semi di coriandolo e comino macinati
sale, peperoncino, olio per friggere


Al lavoro:

Tenere le fave a bagno in acqua fredda per 24 ore, scolarle ed eliminare i residui di pellicine che ancora le avvolgono.

Frullare insieme tutti gli ingredienti, aggiustare di sale e con le mani inumidite formare delle palline, schiacciarle leggermente e farle friggere in olio caldissimo.


Lucia


Non confondete i semi del comino (Cuminum cyminum), utilizzati soprattutto nella cucina araba e orientale, con quelli del carvi (Carum carvi) utilizzati nella nostra cucina tradizionale, conosciuti anche come cumino dei prati o kummel.

In arabo il comino si chiama kammun e il coriandolo (Coriandrum sativum) kizbara.

I semi del comino provengono da una delicata pianta annuale originaria del Mediterraneo orientale e dell'Africa del nord.

E' una spezia molto antica, menzionata nel vecchio Testamento e da sempre largamente usata. Delicatamente aromatico, il comino è un ingrediente fondamentale nelle cucine dell'Africa del nord, del Medio Oriente e dell'India.

mercoledì 2 aprile 2014

Torta di patate e carciofi

Le patate piacciono sempre e sono buone in qualsiasi modo vengano preparate, i carciofi sono un ortaggio meraviglioso che conviene cercare di utilizzare prima che la sua stagione finisca. Questa torta può essere presentata in tavola come contorno o come secondo piatto. 

Agnellino di pasta di mandorle

Dolce tipico della Pasqua pugliese. Molto simile alla ricetta precedente, cambia il ripieno.

Ingredienti per la pasta di mandorle
400g di mandorle pelate e tritate
400g di zucchero semolato
1 dl di acqua

Ingredienti per il ripieno
1 cucchiaino di cacao
200 di ricotta pecorina
100g di zucchero
20g di buccia d’arancia candita
Pezzettini di cioccolato
2 cucchiai di Cointreau
Qualche amarena
1 fetta di pan di spagna o 1-5 savoiardi
Zucchero al velo

Per decorare
1 ciliegina rossa - 1 chicco di uvetta
Confettini argentati
Cedro e fiorellini di zucchero


Al lavoro
Preparare la pasta di mandorle.
Fare bollire lo zucchero con l’acqua fino a quando sarà perfettamente sciolto. Unire le mandorle e mescolare bene.
Lasciare cuocere il tutto qualche minuto. Togliere dal fuoco e lasciare raffreddare.
Ripassare la pasta ottenuta nel robot fino a quando sarà perfettamente liscia.

Preparare l’agnellino.
Condire la ricotta con lo zucchero, l’arancia candita, il liquore,il cioccolato e le amarene.
Impastare con il cucchiaino di cacao gr 70 di pasta di mandorle.
Ricoprire lo stampo di gesso a forma di agnellino con carta pellicola e cospargere con zucchero al velo.
Riempire le zampine con la pasta di mandorle al cacao e creare qualche macchia marrone sul dorso dello stampo.
Rivestire tutto lo stampo con la pasta di mandorle bianca.
Mettere il ripieno di ricotta e finire con pasta di mandorle, coprire.
Far riposare alcune ore prima di sformarlo sul piatto da portata.

Rosalia

martedì 1 aprile 2014

La Faldacchiera

Le metropoli, delle regioni e del mondo sono un archivio pressoché infinito di culture diverse, dunque di cucina. Roma ha il pregio di accogliere e incorporare la molteplicità da millenni, lasciando a ciascuno anche l’identità d’origine. Ieri, con un luminoso fondale di fronde arboree primaverili affacciate alla finestra, in un intreccio di amaranto e verde tenero, ero in visita dai cari amici Paola e Ferruccio Marzano. La conversazione di ricordi a tavola s’è verso la fine naturalmente spostata sui dolci della tradizione di casa, allietati dal semifreddo di Paola, cuoca appassionata e artista di sentimenti in tutto. La famiglia, che è un concentrato di umanità, intelligenza e cultura in ogni componente, è un intreccio di signorili origini dell’entroterra leccese e della marinara Taranto. Città assai diverse eppure vicine. Immaginate dunque la scherzosa sfida di campanile tra marito e moglie, circa l’origine autentica di questa dolce pasta di mandorle farcita, di cui ecco la ricetta fresca di racconto. Tra la più nota “faldacchiera” leccese di lui ( dal nome della crema del ripieno) e la “monacale” tarantina di lei (il nome lì nasce per tradizione delle abilità pasticciere dei conventi di città) non c’è tuttavia diversità di ingredienti. Paola la prepara intorno a Pasqua in forma d’agnello, ma io ve la suggerisco composta a pesce (in genere tradizionale di Natale), come scherzoso inganno dolce di buon augurio al mese d’aprile. Dotatevi dunque di uno stampo adatto, del robot e di buona pellicola per alimenti. A questo dolcissimo pesce d’aprile salomonicamente lascio il nome leccese e prendo però l’esperienza dell’abile cuoca tarantina.
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