sabato 27 luglio 2013

Una memoria di cucina inglese: il Cornish pasty

Da un racconto dei miei docenti di Giardini e Lingua Inglese.

La storia e la natura di un popolo racchiusa in una mezzaluna di pasta incorniciata a festone.
Oggi la Cornovaglia è in Inghilterra meta turistica di eccellenza e meravigliosa trina di giardini che hanno acclimatato, con rara perizia, piante originarie delle più lontane terre, conquistate dalle navi della più potente e curiosa marineria del mondo.
La bellissima cornice di coste atlantiche inglesi, la cui straordinaria luce è fonte di ispirazione per gli artisti, ha tuttavia una storia difficile di duro lavoro e di sapiente povertà, che emblematicamente è racchiusa e raccontata nel Cornish pasty (pasticcio): una mezzaluna di impasto rigonfia di ripieno, grande poco più del palmo di una mano, solida e resistente anche al viaggio nelle viscere della terra, che generazioni di minatori hanno portato con sé scendendo nel buio profondo o i pescatori a mare o i contadini nei campi, per quello che un tempo si diceva il croust time, l’odierna pausa pranzo.

Il pasty, anticamente fatto di rustica farina d’orzo, ripieno dei sapori di pochi nutrienti essenziali, patate, rape e sardine principalmente, faceva sopportare la fatica e portava con sé la protezione affettuosa della casa. Con la pasta ben arrotolata al bordo si poteva tener stretto in una sola mano, l’altra servendo ad ancorarsi alle corde per la discesa in miniera e così restare legati al mondo di sopra, al quale poter tornare a sera era scommessa di ogni giorno.

Con poveri ingredienti di ripieno, talvolta uniti in uno stesso pasticcio salato a destra e dolce a sinistra, mogli che nella povertà sono diventate campioni di intelligenza culinaria, hanno inventato un piatto unico da viaggio, o meglio, un multiplo di portate da asporto, riconoscibili al tatto anche al buio. Con una straordinaria abilità nel dosarne la consistenza e nel modellare la forma all’impasto contenitore, su cui anticamente, prima di infornarla nella nicchia di materiale refrattario sulla parete del camino, venivano impresse le cifra del possessore, nel corso delle generazioni, esse hanno elaborato la ricetta originale di un piatto unico, solido come la porcellana eppure capace di sciogliersi in bocca senza lasciare briciole neppure del contorno di chiusura, in una varietà di sapori che oggi desta sorpresa in chi va alla ricerca dei forni più abili nel confezionarli fragranti per i curiosi del gusto e delle tradizioni locali.
Via via nel tempo, la dura farina d’orzo si è ammorbidita in altre più raffinate e il ripieno si è arricchito delle carni di maiale, di colombaccio, di coniglio, di chiurlo o cormorano, di altri pesci, di uova e di verdure e ancora di frutta e confetture. 

Messaggero di Cornovaglia, si può trovare come dignitoso prodotto industriale, anche nei chioschi ai bordi di qualche stazione londinese, come spuntino di corsa tra un treno e l’altro, ripieno di carne o di verdure oppure dolce. Ma per il sapore vero fatevi sedurre dal viaggio negli originari villaggi e in treno da Londra, sedendovi a sinistra, il mare vi introdurrà alla meraviglia dei luoghi e alle curiosità del palato. Nei sapori essenziali si racchiude la cultura di un popolo e la sua storia. 

Per chi volesse portare un po’ dei sapori semplici di Cornovaglia nel forno di casa, occorre provvedersi di una buona pasta frolla e stenderla alta circa 3mm., per poi ritagliarla in forme circolari di circa 20 cm di diametro.

Per ½ kg di pasta frolla si può preparare un ripieno di carne amalgamando bene 240 gr di polpa di agnello, mondata di nervi, grasso e residui d’osso e tritata finemente a coltello, con 3 cucchiai di acqua fredda, 170 grammi di patate crude tagliate a minuscoli dadini, 1 piccola cipolla ben tritata e sale e pepe q.b.

Distribuito il ripieno su una metà di ciascun tondo di frolla, ripiegarvi sopra l’altra e saldarne bene i bordi con le dita, quindi arrotolarli leggermente e imprimervi una corona con il pollice tutto intorno. Fare due o tre fori di ventilazione sulla sommità di ogni mezzaluna e spennellarla con uovo battuto o latte. Infornare quindi a 220-230° qualche minuto fino a che il pasticcio si imbrunisce leggermente quindi abbassare a 180°-190° la temperatura per circa 40 minuti.

 Per chi non ama la carne si può sostituire il ripieno con porri che mondati della parte verde, tagliati a rondelle e ben lavati e quindi arricchiti da fiocchi di burro e da qualche dadino di bacon, siano ben mescolati e conditi con sale e pepe. Oppure riempiendo ciascun pasticcio con 1 uovo sodo e 3 fette di bacon sminuzzate e insaporite con prezzemolo tritato sale e pepe.

Un po’ di dolce si può assaggiare riducendo la misura dei pasticci da riempire con una farcia davvero semplice, fatta di mele crude a cubettini ben condite con zucchero di canna e una manciata generosa di uva passa e infine una spolverata di cannella e poche gocce d’acqua per inumidire il tutto.
Semplici ingredienti alla portata di chiunque per una merenda salata o dolce in casa e fuori. 

                                                                  Serenella

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