Con il “VINO DI TARASSACO” affrontiamo una preparazione un po’ insolita, dedicata soprattutto a chi ama sperimentare anche in cantina e che non disdegna approvvigionarsi della materia prima direttamente nel prato.
E’ una ricetta molto, molto interessante sotto diversi punti di vista. Ricorda l’idromele, la più antica bevanda fermentata consumata dall’uomo, prima del vino, prima ancora della birra; c’è lo zucchero al posto del miele, in compenso ci sono i fiori del tarassaco (Taraxacum officinale) che nell’aroma e nel profumo lo ricordano tantissimo.Questa ricetta l’ho trovata descritta in una lettera del 1955 di un emigrante in Canada, la destinataria era la zia che in quegli anni viveva e lavorava in un paesino delle Valli del Natisone in provincia di Udine. La descrizione del vino è breve e concisa perché lui sa che la zia, ma soprattutto il sacerdote presso il quale lavora, conosce molto bene le fermentazioni ed anche le piante spontanee.
Ed ora la ricetta: In una pentola mettete a cuocere 5 litri di fiori di tarassaco in 5 litri d' acqua, coprite e fate bollire a fuoco basso per circa una ventina di minuti. Per calcolare la misura di “un litro di fiori” riempite una brocca da un litro con i fiori interi del tarassaco senza schiacciarli. Una raccomandazione, non state col naso sopra la pentola, soprattutto quando togliete il coperchio per mescolare, la concentrazione di polline contenuta nei fiori potrebbe provocarvi qualche irritazione agli occhi.
Fate raffreddare e filtrate, spremendo bene i fiori per recuperare tutta l’acqua. Rimettete nella pentola e per ogni litro di liquido ottenuto aggiungete 300 gr di zucchero. Riportate a bollore e cuocete ancora per un quarto d’ora. Appena freddo trasferite il tutto in una damigianetta, dovrebbe essere sufficiente quella da 5 litri. Coprite con una garza o con un pezzo di stoffa e fate fermentare per circa un mese.
Il testo della lettera termina con la raccomandazione di fare i travasi e l’imbottigliamento in luna vecchia, proprio come si fa per il vino.
Lucia
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