La
mamma ci coccolava spesso con dei piatti molto
semplici ma estremamente appetitosi. Una delle no-
stre “coccole” preferite era costituita dalle “pitidda”, ricavate da quel che restava del pane in pasta ben lievitato che – con l’ aggiunta di un po’ di olio d’ oliva – acquisiva la friabilità necessaria per fare le soavi frittelle.
Ingredienti:
200 g di farina di semola
10 g di lievito di birra
2 cucchiai di olio extravergine di oliva
½ cucchiaino di zucchero
sale
120 g di miele
scorza di limone non trattato, grattugiata (facoltativa)
cannella
1 bicchiere di olio extravergine di oliva, per friggere (o 150 g di strutto)
Al lavoro:
Impastare la farina con il lievito (sciolto con poca acqua tiepida), l’olio, lo zucchero e con una presa di sale, aggiungendo altra acqua fino ad ottenere una pasta morbida e ben lavorata.
Coprire e lasciare lievitare la pasta, in luogo tiepido, finché avrà raddoppiato il proprio volume (occorreranno un paio d’ ore o più).
Prelevare dei pezzetti di pasta della grandezza di una pallina da ping-pong e spianarli, con le mani, allo spessore di qualche millimetro.
Farli friggere, pochi alla volta, in una padella con l’olio ben caldo (o con lo strutto), finché saranno dorati da tutte le parti.
Man mano, adagiarli su un foglio di carta assorbente da cucina, per eliminare l’unto in esubero.
Trasferire le “pitidda” sul piatto di portata, sistemate una accanto all’altra; irrorarle con il miele caldo e cospargerle con un po’ di cannella, pestata nel mortaio e – se piace – con la scorza di limone grattugiata.
Eleonora
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