sabato 2 maggio 2015

Salviade Frittelle di salvia


L’idea di fare frittelle con le foglie della salvia è antica.
Una ricetta di “frictelle de salvia” è riportata anche nel “De arte coquinaria”, manoscritto redatto verso la metà del 1400, dal Maestro Martino, cuoco personale del Patriarca di Aquileia. La ricetta antica prevedeva oltre alla farina, alle uova e allo zucchero anche l’utilizzo delle onnipresenti spezie, in questa ricetta la cannella e lo zafferano.


In tutto il Friuli, in particolare in Carnia, le frittelle di salvia sono conosciute con il nome di “salviade”.
Ricette più o meno simili, si trovano in molti ricettari vecchi e nuovi, spesso indicate come variante delle più famose frittelle di mele, di fiori di zucca e di acacia. 

Al lavoro:

Per fare la “salviade” coltivo nel mio orto una vecchia pianta di salvia dalle foglie larghe e dall’aroma delicato. Appena raccolte le pulisco, una ad una, con uno straccio da cucina inumidito.
Preparo la pastella per tempo, visto che dovrà riposare almeno un’ora. 
In una ciotola sbatto bene con la forchetta 2 uova intere, unisco 100 gr di farina “00”, ½ bustina di lievito per dolci, 70 gr di zucchero, un bel pizzico di sale, la scorza grattugiata di un limone e ½ bicchierino di grappa. Mescolo bene, per ultimo unisco del latte, poco alla volta, in modo da ottenere una pastella omogenea, cremosa ma non troppo liquida. Se l’impasto risultasse troppo denso mi regolo con l’aggiunta di ancora un po’ di latte o se troppo liquido unisco dell’altra farina.
Dopo il riposo immergo le foglie di salvia nella pastella, quindi le friggo in abbondante olio fino a doratura. Infine le servo ben calde spolverate con dello zucchero a velo.
Naturalmente la stessa preparazione può essere fatta in versione salata, in questo caso niente zucchero nella pastella, solo un altro pizzico di sale prima di servirle.

Un ultimo suggerimento: se non avete tempo per fare la pastella e vi piacciono i fritti croccanti, friggete le foglie di salvia intinte solo nel latte ed infarinate, ma mi raccomando non chiamatela “salviade”.

Lucia






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