domenica 10 agosto 2014

Pesche Melba

Questa ricetta per me significa molto. La realizzai durante la prima lezione di cucina che Ada mi invitò a fare con lei ed io ero molto emozionata (ed anche un po' preoccupata!). Mi aveva chiesto dei dolci al cucchiaio ed io ne avevo una bella lista...peccato che li avesse già fatti tutti in precedenti occasioni. Si salvarono (e mi salvarono dall'imbarazzo) le Pesche Melba. Non le potrò mai dimenticare.


Ingredienti: dose per 4 persone
4 pesche mature e possibilmente a polpa bianca 
500 g di gelato alla vaniglia
200 g circa di lamponi freschi
2 cucchiai di zucchero (la quantità potrà variare in base alla dolcezza dei lamponi)
a piacere, scaglie di mandorle

Al lavoro:

Sbollentare brevemente le pesche, trasferirle in una ciotola contenente acqua fredda e sbucciarle. Tagliarle a metà e liberarle dal nocciolo. Disporle su di piatto, cospargerle leggermente di zucchero e tenerle da parte, al fresco; se le pesche non fossero sufficientemente mature, cuocerle per il tempo necessario ad ammorbidirle in una casseruola bassa e larga (disponendole in un solo strato), che contenga uno sciroppo di zucchero leggero. Lasciarle raffreddare nel loro sciroppo, poi metterle su di un piatto e in frigorifero.
Pulire i lamponi e frullarli, unire lo zucchero necessario e tenere la purea così ottenuta al fresco. Se ci fossero ancora semini, filtrare.
Al momento di servire, disporre uno strato di gelato in un piatto largo e basso, che potrà essere d’argento o di cristallo, disporvi sopra le pesche, con la parte bombata verso l'alto, ricoprirle con la purea di lamponi e servire.
Si potrà, a piacere, cospargere i frutti con scaglie di mandorle tostate di fresco.

Secondo le indicazioni di Escoffier, le pesche Melba non vanno decorate ulteriormente e soprattutto non richiedono panna montata.
Molti utilizzano per comodità le pesche sciroppate, secondo me snaturano la ricetta.

Paola

es. Escoffier, Souvenirs inédits (1846-1935)

BREVE STORIA DELLA PESCA MELBA

Fu in occasione dell’apertura del Carlton che comparì per la prima olta in un menù la “Pesca Melba”. Già conoscevo la bellissima diva Nellie Melba, la quale aveva alloggiato al Savoy nel 1893 e nel 1896, nel corso della sua tournée al Covent Garden. Inoltre avevo avuto il privilegio di ascoltarla in una interpretazione del Lohengrin.
Per testimoniarle la mia ammirazione e per ringraziarla della sera passata sotto l’incanto della sua voce prodigiosa, frutto del suo grande talento di attrice, volli riservarle una sorpresa. All’indomani della rappresentazione, Nellie Melba aveva invitato a cena alcuni dei suoi amici. Era l’occasione giusta.
Ripensando al maestoso cigno mitico che appare nel primo atto del Lohengrin, le feci servire, al momento opportuno, delle pesche disposte su di un letto di gelato alla vaniglia, all’interno di una coppa d’argento incastrata tra le ali di un superbo cigno scolpito in un blocco di ghiaccio e ricoperto da un velo di zucchero filato.
L’effetto prodotto fu sorprendente e la Signora Melba si mostrò estremamente colpita dalla mia attenzione. La grande artista, che di recente mi è capitato di rivedere aIl’Hôtel Ritz di Parigi, mi ha ricordato la serata delle famose pesche al cigno.


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