A Tortorici, piccolo centro dei Nebrodi, nei tempi passati il pane veniva preparato in casa quasi 2 volte alla settimana.
C’era chi si alzava all’alba e impastava quell’ottima farina di grano duro con il lievito madre, che veniva conservato di volta in volta dall’impasto precedente in una ciotola, il cui ricordo è in me nitidissimo, unitamente a quello della grande madia in cui si “scanava” l’impasto del pane. Si ottenevano grandi ciambelle e pagnotte che venivano poste fra candidi teli di lino bianco e, coperte con un’enorme coperta di lana, si lasciavano lievitare per parecchie ore.
A lievitazione ultimata, il pane veniva infornato nel forno a legna che completava la cosiddetta “cucina economica”.
Alcune pagnotte lievite erano lasciate da parte per fare le frittelle riempite di provola proveniente dai nostri monti, da tenere e saporite acciughe e, quindi, fritte in olio extravergine d’oliva e servite fumanti a pranzo.
Per noi bambini era un giorno di festa, perché oltre alle frittelle con lo stesso impasto si preparavano anche le focacce al forno.
Non dimenticherò mai il buon profumo che si sprigionava per casa dalla cucina!
Ingredienti
Kg 1 di farina di grano duro
Lievito madre quanto basta per la dose di farina
Provola fresca o tuma tagliata a dadini
Caciocavallo tritato
Acciughe dissalate
Sale
Olio extravergine d’oliva
Antonella
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