Ho conosciuto e amato la bisnonna, mamma della mia nonna paterna: no-nonna Marianna. Una persona di altri tempi che ognuno di voi può immaginare perché l’incarnazione delle vecchine delle fiabe: magrolina, un po’ curva, viso dolce con capelli raccolti in un “tuppo” molto aderente alla nuca. Abito lungo e scuro fermato in vita da una cintura di stoffa stessa. Lucana d’origine era nata ed abitava a Irsina a cinquanta chilometri circa da Altamura.
Ogni tanto specie in occasione delle feste partivamo in macchina per andare a prelevarla. Ci si arrampicava per una strada a tornanti e si ridiscendeva dopo qualche ora con il “carico” prezioso e lo stomaco in disordine per le curve.
L’arrivo di nonna Marianna portava in casa l’allegria.
Si alternavano quasi a turno tutti gli zii e nipoti e il più delle volte si fermavano a pranzo o a cena da noi.
Immaginate la gioia di noi bambini!
La presenza di no-nonna aveva un potere magico. Riusciva a radunarci tutti attorno al braciere. Le storie che ci raccontava erano altrettanto magiche perché riuscivano a farci sognare.
Mi sembra infatti ancor’oggi un sogno il sapore di quelle frittelle che non ho mai più ritrovato.
Lei con passo lento ci conduceva in cucina, una grande cucina a legna con la caldaia in rame e la fornacella a carbone, liberava dalle coperte e scoperchiava il cantariello (contenitore di coccio smaltato) e ci mostrava l’impasto soffice che sembrava volesse debordare.
Aiutata da una zia iniziava la magia.
Con movimenti svelti che non sembravano appartenere ad una ultra ottantenne si ungeva le mani di olio, prendeva l’impasto e formava dei cerchietti che adagiava nell’olio caldo e profondo.
Istantaneamente le frittelle si gonfiavano, salivano a galla e iniziavano a colorirsi. Con grande maestria quando avevano raggiunto il color oro, le sollevava e le poggiava lucide nel grande piatto di ferro smaltato bianco con il bordino blu ricoperto di carta sottile color nocciola.
Le frittelle attiravano immediatamente “clienti” e delle volte non si faceva in tempo a trasferirle nel piatto di portata…
La morte di nonna Marianna fu il primo grande dolore della mia vita di bambina. Ne sono seguito purtroppo altri, ma ogni volta che mangio una frittella penso a no-nonna Marianna.
Marilena
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